Tre buone ragioni per avere un sito web
(e l'unica per scegliere di non averlo )
Mentre siamo per essere circondati dai Big Data, l’internet delle cose, la domotica, le Intelligenze Artificiali, il cloud computing, le stampanti 3d, le automobili senza autista (scrivere driver sarebbe più cool), qualche drone e i google glasses (occhiali di google), la piccola, scontata, semplice e un po’ banale domanda, a cosa serve un sito web?, sembra quasi piovere da qualche giovane hacker con la voglia di divertirsi ai nostri danni, hacker per di più assoldato da un webmaster acerrimo nemico del nostro.
In realtà, grazie all’antico e fondante vizio della filosofia occidentale, anche questa volta l’esercizio retorico ci riserva qualche sorpresa.
Per chi va di fretta: ci sono un mucchio di buone ragioni per avere un sito web, e molte di meno per non averne.
Per chi ha meno fretta: capirle fa la differenza.
Ora vediamole (si spera che anche i frettolosi continuino a leggere).
1) siamo nell’era del business online. Qualche “espertone” potrebbe obiettare che lo siamo da almeno 20 anni. Obiezione accolta, ma che non cambia lo scenario. Uno scettico conservatore potrebbe invece dire che il suo prodotto non si presta a essere venduto online. Risposta: ormai sono davvero pochi gli articoli così. Oggi in rete si vende quasi tutto: titoli azionari, proprietà immobiliari, biglietti per l’autobus, tazzine per il caffè, servizi alle imprese e alle persone, pc, abbigliamento e via discorrendo.
Sia chiaro: questo non vuol dire che bisogna concentrare tutti propri sforzi sul web, ma vuol dire mettersi in condizioni tali che i clienti, eventuali partner, investitori e gente che vuole lavorare per/con noi possa trovarci facilmente. Detta come piacerebbe ai frettolosi che forse sono arrivati fin qui: un sito web può aumentare considerevolmente il volume d’affari.
Eppure, e qui c’è il trucco, avere un sito web non basta. Anzi, a volte può essere addirittura dannoso se non è quello “giusto”. Un sito deve essere sobrio, con un layout gradevole, con un buon equilibrio cromatico, avere le informazioni giuste al posto giusto e così via. Sempre di più oggi prima di comprare, o rivolgersi a qualcuno, si guarda il sito web. E se l’impressione è negativa, dovrete fare uno sforzo in più per convincere il vostro potenziale cliente, che non è detto che poi arrivi dopo un impatto negativo…
2) Si sente spesso dire che con Internet dà la possibilità di cambiare i rapporti di forza e che i tantissimi Davide possono battere i molti meno numerosi, e ben messi, Golia. Che per farsi “pubblicità”, in rete, bastano poche risorse, mentre un tempo o eri la Coca Cola oppure nel break pubblicitario televisivo serale non potevi starci. Per quanto mi riguarda è vero solo in parte, ma la parte che è indubbiamente vera, può essere straordinariamente efficace.
In rete i mercati sono diventati conversazioni (cit. Cluetrain Manifesto, anche se c’è chi non è d’accordo), per cui basta far parlare di sé: se tutti ne parlano, il successo è garantito, ecco la viralità tanto inseguita.
A ben guardare per far parlare di sé ci vogliono diversi ingredienti e il giusto dosaggio: una buona idea, un’ottima strategia e un prodotto che vada incontro alle aspettative. Insomma ci vuole talento e fatica, due cose che per quanto possano essere a buon mercato – soprattutto oggi – vogliono la propria remunerazione. Questo ci porta al punto 3)
3) Costruire un sito web, o aggiornarlo, significa necessariamente un incontro faccia a faccia con il proprio progetto imprenditoriale (o artistico o di vita). E’ un lavoro che portato fino in fondo è duro, quasi spietato. Una volta fatto però i risultati possono essere sorprendenti. Per questo molti preferiscono navigare a vista, avere un sito che somiglia a un incrocio tra il vecchio elenco telefonico aggiornato all’epoca dello smartphone e l’album di famiglia, da esibire agli ospiti, come accadeva negli ’90 con gli interminabili filmini dei matrimoni (grazie, Youtube!). E ne fanno un uso come quello che un tempo le zitelle facevano dell’auto quando erano costrette a prendere la patente: ce la facevano, ma poi con la loro macchina, spesso ma non sempre un’utilitaria, perché a volte era ereditata dal loro babbo passato a miglior vita, non superavano i 40 Km/h, o almeno raramente (questa battuta la capisce solo chi ha una certa età). Per i più giovani: è come se qualcuno si comprasse un I-phone di ultima generazione e poi non lo usasse per fare selfie, foto, e video.
Una volta analizzate le (alcune) ragioni per avere il proprio sito web, vediamone qualcuna per non averne.
Esistono ottimi surrogati in giro. Piattaforme come Ebay, Facebook marketplace, Eprice, Airbnb, per chi vuole vendere o affittare e altre social come WordPress, Reddit e Tumblr, orientati verso il blogging (elenchi che potrebbero crescere a dismisura). Certo hanno i loro svantaggi, ma consentono dei test in una qualche misura attendibili senza spendere un euro o quasi. Sono però, a mio avviso, surrogati che possono essere ottimi per chi comincia un’attività, molto meno per chi ne ha una avviata.
In realtà, personalmente credo che l’unico caso in cui si possa ragionevolmente – strategicamente – rifiutare l’idea di fare un sito web è quando si sceglie di lavorare con i tempi, la bravura e la pazienza di un artigiano: che produce pezzi praticamente unici o quasi e che pensa esclusivamente a come trasformare la sua passione in un prodotto che duri nel tempo.
E’ lì, quando la domanda ha praticamente saturato la sua capacità produttiva, che essere offline, reperibile solo di persona, con il passa parola (vecchio stile), può addirittura dare ulteriore valore al suo lavoro. Certo, molti potenziali clienti perdono – e quindi lui stesso – grandi possibilità di conoscerlo, ma quelli che lo conosceranno…