Una casa con le ruote

Il blog di un belga-napoletano

4. La partenza 

 

 

La stagione di vela è finita. E’ stata lunga e dura, ma adesso sono di nuovo libero. E il furgoncino è arredato. Ora ho un bellissimo letto matrimoniale, i pannelli solari sul tetto che mi danno corrente a 12 e 220 volts ed è termicamente isolato. Non è comodo come una casa, ma è abbastanza attrezzato per starci bene dentro. Prima che me lo chiediate: il bagno non c’è. Al suo posto ho una bottiglia e, per le urgenze grandi, un secchio con una busta. D’altronde anche i corrieri di Amazon spesso pisciano in una bottiglia. Io almeno non devo correre da un posto all’altro perché gli algoritmi di qualche software infernale me lo impongono.

La partenza è imminente: si va a svernare nei paesi caldi. Spagna, Portogallo e poi probabilmente Canaria. Per il battesimo di fuoco della mia nuova casa con le ruote con me ci sarà Nick.
Nick è mio amico da una vita e abita a Oostende, a circa 40 chilometri dal circolo in cui lavoro. Ho anche fatto scorte al supermercato e sistemato tutto. Ci siamo. Metto in moto e vado a prenderlo.

Arrivo a casa sua, parcheggio e suono alla porta.
Mi apre con una faccia perplessa.
“Ho una crisi con Lidia”, mi dice. Lidia è la sua ragazza brasiliana.
Io capisco la situazione e gli dico: “Ok, quando hai risolto chiamami”.
Trovo un posto tranquillo dove parcheggiare e dormire un po’, che a me non dispiace mai.
Dopo qualche ora arriva la chiamata di Nick.
“Vieni, sono pronto”.
Mentre mi alzo, mi dò una rapida sistemata e mi dirigo verso casa sua, sento un sorriso scivolarmi tra le labbra.
Poco prima di arrivare, il trillo di whatsapp richiama la mia attenzione.
“Lidia è ancora qua, ma sono quasi pronto”.
L’attesa ricomincia e il serbatoio della mia pazienza è quasi vuoto.
Se fosse una persona a me meno cara, probabilmente me ne andrei. Ma non è il caso di Nick e quindi, anche se arrabbiato, aspetto.
Alla fine, dopo qualche ora, le cose si sistemano per davvero e io vedo Nick spuntare con la sua borsa. Carichiamo e stavolta partiamo, per davvero.

La prima tappa è in Lussemburgo, per fare il pieno. Lì il carburante costa parecchio in meno. E poi una sola tirata di tredici ore verso Cassis, nel Sud della Francia.

Cassis si trova alle bocche del Rodano. Un villaggio stupendo. Li è come se respirassi storia e percepissi la classe delle persone che lo popolano. Il centro è fatto di casette antiche, facciate dai colori pastello, stradine strette e a misura d’uomo e una dedizione ai dettagli che solo le persone veramente benestanti posso permettersi. Appena fuori dal centro, ville dall’architettura seducente si diradano nella vegetazione. Cassis è attaccato alle Calanques, coste rocciose a picco sul mare che assumono colori dal bianco al grigio e che precipitano in un mare turchese spettacolare, creando delle calette mozzafiato.

Arriviamo che il tempo è nuvoloso, anche se variabile. Quando esce il sole però i posti che vediamo sono incantevoli. Siamo anche parecchio fortunati, perché troviamo un parcheggio con bagni e docce ad appena 25 minuti di cammino dal centro.
Nick però si trascina un po’ di influenza dalla partenza e non riesce a riprendersi, né fa qualcosa per sembrare meno passivo. Molto presto la situazione si fa difficile. Negli spazi stretti del furgoncino iniziamo a detestarci.
Una notte mi alzo per fare pipì, accendo la luce e lui si gira con uno sguardo molto infastidito.
Il mattino dopo mi fa: “Potresti girarti con un minimo di delicatezza quando ti alzi di notte?”
Non lo dice con il massimo della simpatia.

Intanto io sono diventato maniacale nell’attenzione al furgoncino, anche perché lui ha una naturale propensione a rompere le cose e io sono preoccupato per l’impianto elettrico.
Ad appena 48 ore dalla partenza tra noi c’è una tensione molto sgradevole. Così lui decide di andare in ostello. E poi mi chiede se l’accompagnerò a Marsiglia, all’areoporto, di lì a qualche giorno.
Ho detto subito di sì. Per quanto i nostri rapporti siano ai ferri corti, l’amicizia è fatta di tante cose. Andare oltre è una di queste, soprattutto con le persone più care.

I giorni che abbiamo trascorso prima della sua partenza sono stati strani. Ognuno era per conto suo, ma ci siamo visti. E quando è arrivato il bel tempo siamo andati alle Calanques. Lì il naturismo è una pratica molto diffusa, ma la cosa, per usare un eufemismo, non ci ha entusiasmato. La maggior parte delle persone sono uomini che vanno in giro facendo penzolare i loro genitali come campanacci di pecore. Spesso ti passano proprio davanti. Per questo scegliamo una caletta un po’ in disparte.

Alla nostra sinistra c’è un costone a strapiombo, dove la gente sale per tuffarsi. Molti lo fanno con notevole bravura. A un tratto la mia attenzione viene catturata da una donna. Non è giovane, sarà sulla cinquantina, ma ha un fisico statuario ed è davvero bella. Ha il seno è rifatto, anche questo con proporzione ed eleganza. Non guardarla è impossibile e presto capiamo che a lei piace essere guardata. Sale muovendosi come se fosse in uno show. Nick ammicca: “lo fa per noi”.
Poi si tuffa, con la maestria di una professionista.
Poco dopo vediamo un uomo seguirla. Capiamo che è il marito. Io lo guardo e a un certo punto fa un segno rivolgendosi a lei, ma indicando i miei pantaloncini.
Guardo l’acqua, così trasparente che quasi ti viene voglia di berla. E poi rivolgo lo sguardo verso di loro, sorridendogli.
“La conosci?”, mi chiede lui indicando la moglie.
“No”.
Tant mieux, meglio per te”.
Non capisco questo scambio di battute, la coppia comincia a sembrarmi parecchio strana.

Intorno alle quattro del pomeriggio dove siamo arriva l’ombra, così ci muoviamo nell’ultima zona assolata. Li ritroviamo la coppia. Si sono vestiti. Lei è molto meno bella, o almeno così sembra con il tipo di vestiti che ha addosso: pantalone bianco e maglietta da marinaio a strisce blu e bianche, che le tolgono ogni forma, scarpe abbastanza dozzinali e degli occhiali da sole di pessimo gusto. Spesso con le donne funziona al contrario: spogliandosi diventano meno belle, per lei non è così.

Cominciamo a parlare ed entrambi sembrano molto felici di scambiare due chiacchiere con noi. Solo che man mano che la conversazione prosegue il marito lo è sempre meno, e dà quei classici segni di insofferenza che denunciano gelosia. Anche perché intanto a noi si è unità un’altra coppia, grosso modo della stessa età. Oggetto della conversazione dritte e consigli sui posti da vedere. L’altra signora ha i capelli biondo cenere e indossa una giacca presa da decathlon di qualche taglia più grande e un pantalone altrettanto sproporzionato.

Mentre prendo appunti scrupolosamente, le due donne cominciano quasi a litigare su quali sono i posti migliori nei paraggi. La scena va in un crescendo surreale, mentre i rispettivi mariti osservano increduli. Approfittando del caos, l’emisfero destro del mio cervello comincia a caricare le app più erotiche che ha disposizione, tutte sollecitate dalla classe e dall’eleganza della signora dal fisico statuario. Ogni tanto tra una parola e un’altra sul foglio del mio blocco note arrivano frammenti di una scena con lei nuda in un letto che mi invita con tutta la sensualità di cui è capace.

Sul più bello però il marito le fa capire che il tempo è scaduto e che devono andar via. Mentre ci salutiamo, scopro che sono entrambi di origine italiana, lui della provincia di Avellino e lei della Toscana. Ecco dove nasce tutta quella classe ed eleganza. Le app smettono di produrre flussi di immagini e io vedo svanire il mio sogno erotico lungo il sentiero. Mi restano però appunti preziosi.

Il giorno dopo ho accompagnato Nick all’areoporto. Per guadagnare tempo la notte ho dormito davanti al suo ostello, ricavato da un’antica villa con piscina e vista mare. Quando al mattino sono entrato per chiamarlo, ho scoperto il bellissimo soggiorno interno, illuminato magnificamente da numerose finestre e un grande camino aperto. Ad arredarlo dei divani di stoffa rossa e verde, una tavola di legno lunga, tanti libri e tanti quadri. Ho avuto la sensazione di essere a casa.

A gestirlo una signora sulla cinquantina con un look alternativo, aiutata da un paio di ragazzi sudamericani che lavoravano li alla pari per imparare il francese. Ho scambiato due chiacchiere con la signora, mi è parsa una bella persona. Mi ha raccontato che in inverno affitta le stanze ad artisti e pittori. Avevano una bella energia, lei e la casa. Sarei rimasto volentieri. Penso che sarebbe piaciuto anche alla mia voce universale.

 

Ps
Mentre scrivo queste note sono a Castillo Calete de Fuste e mi godo la mia nuova sdraio, che poi è quella lasciata in spiaggia da una coppia di tedeschi. D’un tratto sento la voce di una ragazza:
Guck wie den strand aussieht, guardate com’é la spiaggia adesso”, dice alle sue amiche. E indica me. Sorridono.
“Nonostante tutto, acchiappo ancora”, penso mentre mi scappa un mezzo sorriso.
Ovviamente non somigliano a delle modelle, tutt’altro 😉

 

Il capitolo 5, “Sophie”, sarà disponibile dal 9 aprile 2020 alle ore 8