Contro i fanatici del lockdown
una risposta ai milioni di signori F. P. in preda alla paura da pandemia
Gentile F. P., mi perdonerà se l’ho osservata. In fondo è lei che è piovuto sulla mia bacheca, preoccupatissimo di riaffermare la litania funesta dei morti per Covid. Forse, diciamo così, era sorpreso dalla mia trascuratezza. O forse, e questo mi convince di più, era smanioso di chiudere una possibile falla di sistema: il fatto che potesse trasparire il principio per il quale la vitalità prevale sulla mortificazione e allo stesso modo la vita sulla morte. Preciso peraltro che questo principio non l’ho inventato io, è una legge di natura e, presto o tardi, lei, il governo, l’OMS, la sbirraglia e De Luca ve ne dovrete fare una ragione, pena delle conseguenze molto più gravi di questa pandemia. Andare contro natura produce solo danni. Sempre e senza eccezioni.
All’inizio ha sciorinato talmente di quelle verità ufficiali, per lo più falsate dalle istituzioni e dai media irregimentati, che mi ha fatto passare la voglia di ribattere punto per punto. Poi però ha continuato a discutere, ma in una modalità singolare. Senza mai esporsi. E questo mi ha molto fatto riflettere.
Comincio con il toglierle qualche certezza.
I dati ufficiali dell’ISS dicono che al 9 aprile i morti da Corona Virus senza alcuna patologia in corso sono intorno al 3,5%.
Circa il 15% aveva una patologia.
Circa il 21% aveva due o più patologie pregresse.
Oltre il 60% aveva 3 o più patologie
Età media dei morti: 78 anni.
Aspettativa di vita in Italia: 82 anni
Senza contare che dal 7% al 15% di chi ha sintomi come tosse o raffreddore già negli anni scorsi risultava aver contratto un tipo di virus corona e i test attuali non è che stiano troppo a distinguere, quando non sbagliano del tutto.
E questo considerando la pratica ormai diffusa per la quale chiunque muoia in ospedale viene considerato morto per covid.
Ha un’ischemia e la tosse?
E’ morto per covid.
Aveva un cancro e l’influenza? Idem.
Come se non bastasse, quasi l’80% dei morti è tra Lombardia ed Emilia Romagna, in zone limitrofe.
Anche a un bambino sorgerebbe il dubbio che forse non è solo per contagio da Covid19 che lì si registrano queste cifre allucinanti. Forse, se sono così concentrate in alcuni territori ci deve essere stato qualche altro fattore. Una comunità intelligente indagherebbe per dare risposte. Una comunità stolta chiuderebbe tutti in casa a oltranza e buonanotte.
Utile è anche sapere che in Italia ogni anno muoiono circa 8000 persone per influenza.
Quindi se diamo per buono il fatto che questo virus ha una facilità di propagazione maggiore, possiamo dire che è sì più aggressivo, ma che poi non è tanto più pericoloso in sé dei virus influenzali.
Dico questo ovviamente non per negare l’epidemia in corso, ma per riportare sotto un aspetto più veritiero di quello che ci viene spacciato irresponsabilmente come un massacro senza fine.
Esiste cioè un grave problema di salute pubblica. Sembrerebbe cioè che molti di noi abbiano un sistema immunitario debilitato e poiché questo virus ha messo a nudo la scelleratezza del nostro stile di vita e dell’ambiente che ci circonda, siamo corsi tutti a rinchiuderci in casa non appena ce l’hanno ordinato. Indebolendolo così ulteriormente.
Vale la pena anche notare che il lavoro estenuante di medici e infermieri è dovuto innanzitutto ai vertiginosi tagli alla sanità pubblica fatti negli ultimi 15 anni da personaggi come il suo amato De Luca, che pure durante una crisi come quella che stiamo vivendo non si è fatto scrupolo di elargire generosi quanto ingiustificati fondi alla sanità privata. E la cosa grave è che in Italia è in ottima e affollatissima compagnia, a dispetto di ogni lockdown.
Fatta questa premessa, vorrei però parlare del suo impianto giustificativo rispetto a questi provvedimenti. Lei chiuderebbe tutto, appellandosi alle regole della democrazia. Eppure di democratico queste regole non hanno nulla. Sono state emanate dall’alto, in stanze chiuse, da pochissime persone, senza aver considerato neppure una delle esigenze delle fasce sociali più in difficoltà, saltando a piè pari un organo fondamentale per le democrazie come il parlamento. Forse le sfugge che democrazia non vuol dire esercizio del voto. La democrazia serve perché alcuni diritti fondamentali dell’individuo siano rispettati sempre e comunque.
Invece assistiamo a un bruto e spesso ingiustificato esercizio della forza sui singoli cittadini. Salvo poi scoprire che chi conta detta regole e tempi con estrema facilità. Sappia che un buon avvocato smantellerebbe le sanzioni previste dai vari decreti in un attimo, talmente sono illegittime e in contrasto con le leggi vigenti.
Ma un buon avvocato costa e invece qui la maggioranza è ridotta alla fame.
Già conosco la sua successive obiezione: sono state emanate per il nostro bene.
Ma nostro di chi? Il suo e quello della sua famiglia e di tante famiglie come la sua, che non tengono conto che chi era già debole prima con questi provvedimenti va incontro alla disperazione?
E soprattutto: ma siamo sicuri che sia effettivamente “bene”?
Ogni medico che si rispetti sa perfettamente che un fisico privato di stimoli, aria, luce e attività fisica si indebolisce e si ammala.
Lo stesso si può dire per l’equilibrio psichico, che a sua volte influisce su quello organico.
Sa che la paura è un’emozione che gioca un ruolo fondamentale nel sistema immunitario e che quando si va in uno stato di paura il primo organo a essere vulnerabile sono i polmoni.
Possiamo quindi affermare senza ombra di dubbio che chiudere tutto indistintamente aiuta a ridurre le probabilità di sopravvivere di fronte a un eventuale contagio. Non solo. Esperti autorevoli affermano che camminare in strada può agevolare la produzione di anticorpi rispetto al virus, in maniera del tutto naturale e senza il suo agognato vaccino.
Aggiunge, poi, che è rimasto in casa, perché ha maturato la convinzione di aver risparmiato chissà quanti contagi e quante vite. Non le pare un po’ di esagerare? Di ritenersi un po’ troppo mortifero?
Ma ancor più la conforta il fatto che se tutto è chiuso, non c’è propagazione del virus, e questo le mette sicurezza. I suoi figli non hanno alcun occasione di uscire.
Apparentemente sembra la preoccupazione condivisibile di ogni buon padre di famiglia.
Se non fosse per un “però” grosso così.
Perché vede signor F. P., sentendosi smarrito e impaurito lei si affida a chi dimostra di saper esercitare il potere senza minimamente pensare che quell’esercizio costerà carissimo. Perché è un esercizio mortificante dell’intelligenza umana.
A lei importa poco che una persona anziana rimasta sola si suicidi. O che qualcuno vada fuori di testa e debba ricorrere a un TSO, qualcosa di assai più devastante del Covid19. O che una donna sia costretta a vivere ventiquattr’ore al giorno con un marito, che già tendenzialmente violento prima, adesso rischia davvero di ammazzarla. O che un bambino già povero di partenza debba essere abbandonato alla miseria culturale e alla fame.
L’importante è che il virus non entri in casa sua.
Non considera minimamente che questi fenomeni possano essere “contagiosi”. Né lei né quelli come De Luca, entrambi preoccupati esclusivamente dei propri affari.
Perché vede signor F. P., noi abbiamo una cosa chiamata neuroni specchio, che sono quelli che ci permettono di entrare in empatia. Sono quelli che fanno sì che se io vedo una persona piangere mi sento triste o qualcuno ridere mi viene un senso di allegria. Anche questo è contagio. E un paese intristito e impaurito rischia di perdere il senso della vita. Diventa biologicamente assai più vulnerabile. Diventa estremamente manipolabile e mansueto.
Gli si può fare quasi tutto, saranno in pochi a reagire. E quei pochi saranno indicati come “irresponsabili” e prontamente puniti. Mai capovolgimento di senso fu più compiuto.
Ci aveva pensato signor F. P. nel suo tanto pensare?
Già so cosa mi risponderà. Che non c’era alternativa. Che il popolo italiano è indisciplinato e va trattato con il pugno di ferro, basta guardare le code sulle strade il giorno di Pasqua (un’altra meravigliosa fake news creata ad arte). Che se consentissimo le passeggiate tutti starebbero talmente vicini peggio che in un girotondo. E i contagi schizzerebbero perché il virus viaggia nell’aria (e dove altro sennò?). E soprattutto che i morti sono tantissimi.
Di nuovo. La litania funebre. Lo so, le piace proprio. Ne è ossessionato. D’altronde a sentire i media per più di un paio di ore al giorno tutti lo sarebbero. Anche qui: le è mai sorto il dubbio che in questo battage c’è qualcosa che non va? Non dico necessariamente una strategia, ma proprio qualcosa di profondamente malato e morboso quanto e più del virus stesso?
Io invece credo che la risposta migliore sia un pacato inno alla vita, in un religioso rispetto dei morti. Le soluzioni sarebbero molto facili e a portata di mano. Potrei allora capire – ma non giustificare – l’uso dei droni, che servirebbero a individuare possibili assembramenti e non come accade oggi, a scovare anziani pescatori solitari sulle rive di un fiume, o un runner sperduto su una spiaggia, in un delirio orwelliano davvero grottesco e inquietante.
Su una cosa credo che però possiamo essere d’accordo: che in assenza di certezze e di dati confortanti, per il famoso principio di precauzione, si debbano rigorosamente evitare assembramenti e luoghi affollati. E che laddove necessario, si debbano usare precauzioni come i dispositivi di protezione. Ma questo, mi pare, una grandissima parte della popolazione lo stia già facendo, a dispetto della colpevolizzazione continua da parte della narrazione ufficiale. Anche qui, non le suona incongruo?
Le propongo un gioco signor F. P. Di prendere in considerazione l’ipotesi che io abbia ragione. So bene che non converrà mai su questo nella realtà, ma diamolo buono per un momento. Cosa avremmo da questo lockdown poliziesco?
Nella migliore delle ipotesi avremmo forse salvato la vita a qualche centinaio di ultracinquantenni, diverse migliaia di ultrasessantenni e a un numero più consistente di ultrasettantenni; di contro avremmo compromesso il futuro e la democrazia del nostro paese. E avremmo, come effetto collaterale i più deboli – e ce ne sono tanti – sull’orlo della disperazione. Cioè il terreno più fertile per immani tragedie. Molte di più di quante ne immagina (lo ribadisco: io sono per tutelare le categorie più a rischio, però tutte, nessuna esclusa).
Senza peraltro aver risolto definitivamente il problema.
Magari lei avrà ottenuto anche la “garanzia” che i suoi figli stanno bene – cosa che le auguro di tutto cuore – ma sta per consegnargli a un mondo imbambolato, spaventato e depresso. Su cui incombono scenari assai preoccupanti, a cominciare dalla ratifica del MES, che porterà il nostro paese a essere la casa di villeggiatura dei grandi conglomerati finanziari e industriali. Che ci costringerà a un debito truffa, a tagli sulla spesa sociale e a indirizzare il bilancio sulla base di interessi dei grandi speculatori. Che per far valere la propria prepotenza useranno quella polizia, verso quei pochi che avranno ancora la forza di protestare, che con cieca obbedienza oggi perseguita i “trasgressori”.
Perché le sfugge una cosa fondamentale signor F. P.: vivere comporta l’assunzione di rischi. Senza rischio non c’è vita. A volte il rischio ci punisce duramente, ma questo è dalla notte dei tempi. E le sfugge pure che i provvedimenti punitivi non servono a rendere i rischi prossimi allo zero. Nella migliore delle ipotesi li trasferiscono. E ogni volta che li adottiamo, cancellano la vita moltiplicandoli in prospettiva futura. Ci pensi signor F. P. Magari scoprirà che vivere è più contagioso di un virus. E che produce benefici miracolosi.
Un pensiero che se non fosse anche il mio, deve poter essere espresso e varrebbe la pena di leggere, fino in fondo. Ps.poi il mio pensiero non saprei scriverlo così. E non è un dettaglio.
Bello Gianni lo trovo utile per cominciare un dibattito più allargato fuori dalla cerchia degli antagonisti e degli arrabbiati. Prova a fare una sintesi più schematica così sarà più facile da far penetrare. Ico
Molto buono. Ottima base di partenza.
Molto ben descritto…bravo Gianni!
Al che è venuta l’ora che io confessi: purtroppo, mi dispiace ammettere che, a me personalmente, questo lockdown sta portando grandi benefici. Odio il mio lavoro, devo premettere, nonché lo stile di vita che mi porta ad avere. Negli anni ho avuto tempo libero intorpidito dal sonno sballato, quindi con zero rendita, quasi. Un dimagrimento che consegue la suddetta irregolarità. Poca abilità nel rilassarmi quando avrei potuto. Ne va che, visto l’ingrassamento e il sonno ad orari più naturali per l’essere umano, sto traendo tanti benefici da questa imposizione. Detto ciò credo che comunque tu e G.abbiate ragione nel contestare tali misure che, nella maggior parte delle regioni, non hanno molto senso (se analizziamo tutte le incoerenze del caso, poi, ancor meno!)
La salute parte dalla testa. Di chi la ha, però. Tutti gli altri sarebbero dovuti tornare a scuola e studiare un tantino meglio per meritarsi di avere il loro spazio nel mondo.
Oggi ho segnalato ai carabinieri il fatto che ci fossero i cacciatori felicemente sparanti in periodo di caccia chiusa. E non mi sento una brutta persona per averlo fatto.
Tutti coloro che vengono a passeggio o in bici vicino casa mia, che vivo in mezzo si campi, fanno del bene a se stessi. Questo è indubbio!
Cara Valeria,
grazie per la tua testimonianza.
Felice di sapere che a qualcuno questa chiusura quasi totale ha portato benefici.
Sui cacciatori, per quello che vale, secondo me fai benissimo a non sentirti una brutta persona.
E su di loro io avrei un sogno: che anziché di sparare agli animali cominciassero a sparare sui droni spioni non appena si manifestano.
Ognuno di noi ha la sua zona d’ombra 😉
Buon riposo!